La fisica medica applica i concetti e le metodologie della fisica alla medicina. Attraverso la ricerca e l’utilizzo dei suoi principi alla pratica clinica contribuisce all’ottimizzazione e al miglioramento dei percorsi diagnostici e terapeutici, alla sicurezza del paziente e dei lavoratori e allo sviluppo e alla valutazione di nuove tecnologie in ambito sanitario.

La nascita di questa disciplina? Risale alla fine dell’Ottocento con due fondamentali scoperte fatte da fisici dell’epoca: i raggi X da parte di Wilhelm Conrad Röntgen e la radioattività per merito di Marie Curie e Pierre Curie. Successivamente, nel 1912 esce il volume “Fisica Medica” di Carlo Paolo Goggia, il primo testo in Italia dedicato alla disciplina. L’impiego di un linguaggio comune tra Fisici e Medici è proseguito fino ad oggi e si è intensificato negli ultimi decenni, durante i quali la ricerca di base in fisica svolta in ambito universitario e da grandi centri come ad esempio il CERN di Ginevra ha avuto ricadute importanti in ambito medico: basti pensare all’invenzione della TC (tomografia computerizzata), della Risonanza Magnetica e della PET (tomografia a emissione di positroni), apparecchiature impiegate ogni giorno da migliaia di persone in tutto il mondo per esami di diagnostica strumentale.
Il fisico medico opera nei settori della prevenzione, della diagnosi e della cura del paziente. Nelle strutture sanitarie la presenza di uno specialista in fisica medica è prevista per legge dalla riforma sanitaria.

Questo professionista si occupa di terapia (radioterapia, radiologia interventistica, laser, ultrasuoni, campi elettromagnetici, terapie metaboliche), diagnosi (radiologia, diagnostica ad ultrasuoni, risonanza magnetica, medicina nucleare), informatica, sicurezza e protezione nell’impiego delle radiazioni (radioprotezione), sicurezza e protezione nell’impiego di agenti fisici nei settori clinici, sanitari industriali e di ricerca; valutazione delle tecnologie in ambito sanitario (HTA), valutazione dei rischi fisici e prevenzione; monitoraggio segnali fisiologici (elettrocardiogramma, elettroencefalogramma, pressione arteriosa), predisposizione capitolati di acquisto, espletamento gare e collaudi di apparecchiature.

Perfetta conclusione per questa breve panoramica sulla fisica medica è un passaggio tratto da i Colloqui sui rapporti tra Fisica e Medicina del 1964, ancora attualissimo: “Vorrei che chi mi ha ascoltato fin qui ne traesse la conclusione che il fisico che lavora a fianco del medico non deve mai essere considerato soltanto un abile manovratore di manopole poiché è soprattutto a livello dei concetti e dei metodi che la fisica può veramente porsi al servizio della medicina, di una medicina che, lo sappiamo bene, non sarà mai soltanto conoscenza e tecnica.”